Non riguarderà tutte le banche il salvataggio previsto dalla UE.
I dettagli saranno stabiliti a breve.
FATTO
Secondo quanto riportano stamattina i giornali, l'accordo a livello europeo sul meccanismo di sostegno alle banche in difficoltà prevede che in caso di fallimento, a farsi carico del problema saranno per prima gli azionisti, poi i possessori di bond junior ed infine i bond holders senior.
Nel caso tali risorse non siano sufficienti, interverrà lo Stato in cui si trova la banca.
Se le forze finanziarie dello Stato non bastassero, entrerà in azione il Fondo di risoluzione unico europeo, un soggetto con una capacità di fuoco da 55 miliardi di euro finanziato dalle banche stesse. Il meccanismo di risoluzione riguarderà sole le prime 130 banche europee per dimensione.
La sessione plenaria decide normalmente a maggioranza semplice e dovrà decidere a maggioranza di due terzi su richieste di finanziamento per sostegno di liquidità o ricapitalizzazione che superano il 20% dei mezzi disponibili in quel momento (la dotazione di partenza dovrebbe essere fra i 60 e i 66 miliardi).
Non ci sarebbe una soglia per le ricapitalizzazioni.
Il belga Peter Praet, membro del direttivo della Banca centrale europea, ha detto al Financial Times che si potrebbe studiare una maggiore ponderazione dei titoli di Stato in portafoglio alle banche, oggi ponderati zero, per incentivare l'erogazione di prestiti a favore di famiglie e imprese.
EFFETTO
Se una scelta di questo tipo per il salvataggio delle banche fosse approvata le conseguenze sarebbero negative per gli utenti già alle prese con mutui e finanziamenti.
L'eventuale scelta di penalizzare la dotazione di bond governativi in portafoglio potrebbe penalizzare alcune banche italiane, in particolare Banca Popolare di Milano e Ubi Banca (UBI.MI).
Ci si attende che l'arrivo della verifica sulla qualità degli asset ed i nuovi stress test possano spingere le banche ad essere ancora più selettive e restie nelle erogazioni di finanziamenti.