I rendimenti delle obbligazioni non compensano il rischio che gli investitori dovrebbero assumersi. Sul fronte dei governativi è difficile trovare titoli con il massimo del rating.
Punti chiave-
Le obbligazioni restano un asset delicato -Gli analisti consigliano nomi forti e scadenze lunghe -Fra i government le tre A scarseggiano.
Le obbligazioni non riescono a rendersi interessanti agli occhi degli investitori.
L’indice Barclay’s del segmento nell’ultimo mese (fino al 9 dicembre e calcolato in euro) ha perso il 2,56%, portando a -8,2% la performance da inizio anno.
“I rendimenti non compensano gli operatori per il rischio che si dovrebbero assumere”, spiega una nota di Morningstar.
“Se in questo momento un investitore dovesse avere bisogno di mettere in portafoglio delle obbligazioni, dovrebbe cercare i nomi di migliore qualità ed evitare le scadenze troppo lunghe”.
C’è carenza di tripla A
Ma andare a cercare carta di razza adesso è un problema.
Soprattutto nel segmento dei governativi.
Le nazioni con la tripla A sono una specie in via di estinzione.
Almeno secondo Standard & Poor’s che, nelle settimane scorse, ha abbassato il giudizio sul debito sovrano dell’Olanda ad AA+.
Il motivo: un deterioramento delle prospettive.
Il Prodotto interno lordo procapite non cresce abbastanza e le esportazioni non riescono a controbilanciare una domanda interna soffocata dalle misure di austerity.
Nella classifica dell’agenzia americana, il gruppo di testa diventa sempre più esiguo (restano Germania, Finlandia e Lussemburgo a difendere la tripla A) mentre l’Olanda (che mantiene comunque il rating più alto da parte di Fitch e Moody’s) va a fare compagnia all’Austria.
Standard and Poor’s ha usato le forbici anche sul rating della Francia, portandolo da AA+ ad AA. L’outlook è passato da negativo a stabile.
Le riforme varate dal Paese in campo fiscale, dei servizi e del mercato del lavoro, ha spiegato l’agenzia, non aumenteranno le prospettive di crescita e non ridurranno il rischio che la disoccupazione resti sopra il 10% fino al 2016.
Qualcuno si risolleva
Ma c’è anche chi sorride.
S&P ha alzato l’outlook sulla Spagna portandolo a “stabile”, scongiurando in questo modo il rischio di vedere i titoli di Stato iberici scendere al livello junk (spazzatura).
La stessa categoria che attualmente marchia i bond di Cipro, anche se l’agenzia ha annunciato di averne alzato il rating a B-.
È la prima promozione in tre anni per l’isola, soccorsa in primavera con un programma di aiuti da 10 miliardi di euro dopo essere rimasta tagliata fuori dai mercati del debito.
Nicosia mantiene gli impegni, dice l’agenzia, e i rischi di insolvenza si sono allontanati.
Buone notizie anche per il Portogallo.
Moody’s ha rivisto la previsione del rating per il debito andaluso da negativo a stabile.
Gli analisti prevedono che il tasso del debito sul Pil (127,8%), comincerà a scendere nel 2014, grazie principalmente agli effetti delle ampie riforme strutturali intraprese dal Governo.
L’elemento interessante della valutazione è che non fa riferimento ai soliti rischi attribuiti al paese come l’instabilità politica e il rischio di incostituzionalità di alcune misure.