All'inizio del mese di maggio scorso era stata data la notizia che era pronta la terapia per debellare il virus che scatena l'Epatite C nell'uomo, eliminandola dall'organismo.
L'epatite C è originata da un virus (Hepatitis C virus – HCV) che attacca specialmente le cellule del fegato, portando seri danni ad una ghiandola fondamentale, colei che regola la produzione della bile per digerire ciò che mangiamo e concorre a conservare il glicogeno, una variante del glucosio, importante riserva energetica.
Il virus invecchia le cellule epatiche portando alla formazione di cicatrici ed infine alla cirrosi, stadio in cui il fegato diventa fibroso e pieno di piccoli noduli che ne compromettono la funzionalità.
Il processo che conclama la malattia avviene lentamente e occorrono anni prima che una persona si renda conto di aver contratto il virus.
La trasmissione dell’epatite C avviene essenzialmente con il contatto diretto con il sangue infetto.
Vittime preferite del virus sono i tossicodipendenti, che condividono gli stessi aghi; le persone sottoposte a trattamenti sanitari in condizioni di scarsa igiene; e tra pazienti sottoposti che vengono sottoposti a trasfusioni con sangue infetto.
La patologia è stata scoperta di recenti collaterali come febbre, insonnia, depressione, anemia ed eruzioni cutanee molto fastidiose.: la sua esistenza fu ipotizzata nel 1970 quando fu chiamata “epatite non A non B” (le altre due forme già note e per cui esistono già i vaccini) e la sua esistenza è stata definitivamente conclamata nel 1989.
Fino ad oggi, l’epatite è stata trattata con terapie invasive, basate sull’interferone, che stimola la risposta antivirale dell'organismo umano, causando, però diversi e spiacevoli effetti collaterali.
La terapia con l’interferone è prevista mediante delle iniezioni settimanali per sei mesi, e fino a un anno nei casi più complicati.
Insieme ad esso, sono prescritte anche pillole di ribavirina, in modo da impedire ai virus di riprodursi modificando anche trasmissione del loro codice genetico.
La combinazione di interferone e ribavirina di curare efficacemente pressapoco la metà dei pazienti che, però, devono fare i conti con possibili effetti collaterali come febbre, insonnia, depressione, anemia ed eruzioni cutanee molto fastidiose: la sua esistenza fu ipotizzata nel 1970 quando fu chiamata “epatite non A non B” (le altre due forme già note e per cui esistono già i vaccini) e la sua esistenza è stata definitivamente conclamata nel 1989.
Anche se le statistiche, in merito, parlano di un'incidenza scarsa, rispetto agli effetti collaterali della nuova terapia sperimentata.
Oggi, a questa vecchia terapia, si è aggiunto l'intervento di Boceprevir e Teleprevir, che sonoi nomi dei due farmaci in commercio dall’inizio dell'anno (ma non ancora in Italia), e dimostratisi efficaci in una triplice terapia, riuscendo a soppiantare i precedenti farmaci con i loro numerosi effetti collaterali.
L'AIFA autorizza i nuovi farmaci contro l'epatite C |
Attualmente, la nuova cura ha dei prezzi proibitivi, ma i problemi sono anche nella distribuzione.
Infatti, dopo 18 mesi di attesa, i due farmaci sono stati approvati dall’AIFA (Agenzia Italia del Farmaco) alla fine del 2012, ma risultano ancora indisponibili in molte regioni italiane, le quali non hanno ancora scelto quali siano i centri autorizzati per la diffusione e la somministrazione della cura.
La nuova cura verrà somministrata da centri specializzati designati da ciascuna Regione.
L'AIFA sarà chiamata a monitorare la distribuzione della terapia nei diversi centri, attraverso dei registri, in modo che gli ospedali possano avere il rimborso delle spese dalla Ragione competente.
I farmaci hanno un costo che oscilla tra i 30 e 40 mila euro per un intero ciclo di trattamento a persona.
Un simile carico economico per molti ospedali specie del centro-sud potrebbe essere insostenibile, con tutti i problemi di bilancio a cui si deve far fronte nella crisi economica attuale.